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Sabato 9 luglio

Cure mediche (ovvero pratiche eterodosse di pronto soccorso in alta quota)

Interno tenda: Gerfried, Louis e Günther
Interno tenda: Gerfried, Louis e Günther

In questi giorni di maltempo e riposo, al base vige una calma apparente: lavaggi, preparativi e riunioni interspedizione per definire i dettagli di un eventuale primo "summit push" da parte dei team diretti al G1 e al G2. Ufficialmente non si parla ancora di tentativo alla vetta. Vedremo nei prossimi giorni. Da segnalare la prima visita al nostro c.b. da parte di Mario Panzeri, accompagnato dall'inseparabile Magliano, all'insegna della cortesia formale tranne che con i baschi di Txicon e Tamayo, con i quali sembra esser sbocciato un amore improvviso. Se matrimonio sarà, l'interesse pare cadere da una parte sola. Bando ai pettegolezzi, vorrei raccontare della dura vita dei portatori di bassa quota, i paria che si sobbarcano carichi di oltre 25 kg da Askole sino ai campi base del Baltoro. Sono lavoratori occasionali, prestati alle spedizioni dai lavori dei campi nella stagione estiva. Conducono una vita dura, perlopiù nei villaggi della valle di Shigar, di Hushe e del Braldo. Non dispongono di cure mediche fisse, ancor meno di medicine, con l'eccezione delle pochissime iniziative di cooperazione internazionale, come il dispensario di Askole intitolato a Lorenzo Mazzoleni. Per loro, la partecipazione a una spedizione rappresenta l'unica possibilità di ricevere piccole cure di pronto soccorso. Così, al termine di ogni tappa del trek di avvicinamento, un'umanità dolente assedia i medici delle spedizioni per richiedere interventi di pronto soccorso. Purtroppo le risorse sanitarie disponibili non sono illimitate e la scelta dei medici è tra il fare quel poco che è possibile, oppure nulla. I rimedi impiegati in queste condizioni di emergenza farebbero inorridire chi di noi ha avuto la fortuna di nascere all'ombra di una farmacia o di un ospedale. Spesso, chi ha avuto la sorte di nascere in un paese ricco tende a sottovalutare la propria fortuna. Le cure cercano di rimediare perlopiù ai malanni d'alta quota e a piccoli problemi di pronto soccorso. Per la carie il meglio che si riesce a fare consiste in una pulizia sommaria unita alla somministrazione di antidolorifici (si cerca di evitare la distribuzione indiscriminata di antibiotici, perché i pazienti hanno difficoltà a comprendere la necessità di assumerli in orari precisi, preferendo piuttosto ingerirli tutti in una volta!). Per la cura di ragadi e tagli netti il metodo più efficace, previa pulizia e disinfezione della ferita, è di sigillarne i lembi con Attak (o simili super-adesivi acrilici). Sembra incredibile, ma funziona. Per la cura di piaghe alle dita delle mani o dei piedi, dopo la disinfezione la protezione più efficace consiste nel fare indossare un guanto di vinile come barriera protettiva. Le cisti sono incise con un coltellino svizzero multiuso, mentre le pomate per emorroidi trovano, in mancanza d'altro, un uso generale. Infine, quando i medici non sanno più a che santo votarsi, l'aspirina resta il rimedio generale contro ogni malanno. Bello, vero? Pensiamoci la prossima volta che andiamo in farmacia ad acquistare un farmaco superfluo o ne buttiamo via uno da poco scaduto...

 

 

DISCLAIMER: Le informazioni sono fornite al solo fine di cronaca del presente blog, in base a voci da me raccolte direttamente o indirettamente al c.b., verificate nei limiti e per quanto possibile. Non c'è nessuna pretesa di esaustività e/o di esattezza. Chi scegliesse eventualmente di utilizzarle in altra sede lo fa sotto la sua esclusiva responsabilità.

 

Domenica 10 luglio

Prove tecniche di vetta

La mia tenda al campo base
La mia tenda al campo base

I giochi sembrano ormai fatti: domani partiremo, diretti al C2 del G1, (siamo in 13 del team di Gerfried a cui si aggiungeranno, a partire dal C2, Mario Panzeri col suo portatore) in modo da raggiungere martedì l'obiettivo minimale di superare il couloir dei giapponesi e stabilire il campo 3 (7000 m circa). Se poi le condizioni della neve lo permetteranno, mercoledì sembra essere un giorno adatto per la vetta. Vedremo. Cercherò di aggiornare in diretta questo blog dai campi alti nei prossimi giorni "hasta la cumbre". Riguardo al G2, i vari gruppi presenti al c.b. (gruppo di Gerfried, polacco, italiano, gruppo misto ATP, giapponese, Hong Kong, spagnoli di Pauner) raggiungeranno il C1 domani, quindi il C2. Da qui, nella giornata di mercoledì, se le condizioni dell'abbondante neve caduta in questi giorni - 70 cm in quota - lo consentiranno, vorrebbero stabilire il C3 e quindi... inshallah. A differenza del più omogeneo e compatto team diretto al G1, non tutte le squadre dirette al G2 sono pronte per la vetta: per la metà circa dei salitori l'obiettivo "minimo" è dormire al C2 e magari arrivare al C3. Anche se non ci sono regole fisse per l'acclimazione prima della vetta, ho osservato attentamente le strategie dei gruppi presenti quest'anno al c.b. dei Gasherbrum, con risultati sconcertanti: è come un'orchestra che suoni senza direttore. I gruppi nazionali adottano strategie a volte diametralmente opposte: sono davvero curioso di vedere come andrà a finire. Per esempio, il gruppo polacco sale indipendentemente dalla conoscenza del meteo e resta il più a lungo possibile in quota, con ogni condizione. Si potrebbe dire che, quando gli altri scendono causa maltempo in arrivo, loro salgono. Scuola dell'est, suppongo. Il gruppo cinese invece attende al base, per partire direttamente per la vetta del G2 al momento opportuno. Il team giapponese vive praticamente al c1 da una settimana, aspettando che la via sia attrezzata da altri e che giunga la finestra per la vetta per poi partire con ossigeno diretti alla medesima. Il gruppo svizzero di Kobler ha sbagliato il calcolo sulla finestra, sono arrivati troppo presto e il loro tempo è scaduto: se ne vanno oggi. Il nostro gruppo (Gerfried, Rousseau, Txicon, Tamayo, Juanra, Gunther, Stefan, Hans, Ricky, più noi 4 italiani) adotta la strategia classica di seguire il meteo e salire col bello, dormendo in modo graduale sempre più in alto. Il gruppo ATP è piuttosto eterogeneo e mentre Giampaolo Corona e socio scalpitano, il resto del gruppo è lungi dall'essere pronto per la vetta (essendo giunto più tardi al base). Stessa condizione per l'altro gruppo italiano a maggioranza reggiana: per la vetta del G2 dovranno attendere la prossima finestra. Con questa babele di strategie e tempi, la vetta resta un sogno molto vago e nebuloso, per tutti.

 

Guestbook

Giuseppe per Stefania: Grazie molte! All'inizio ci ho messo un po' a capire chi fosse "Alberto"...

Giuseppe per Rosy: Un bel Amarone qui non ci starebbe niente male. Grazie per pensarmi.

Giuseppe per Carlo: Non solo di polacche è fatto il campo base..

 

Lunedì 11 luglio

Dal campo base al campo 2

Verso il campo 2
Verso il campo 2

Questa notte siamo partiti dal cb alle 3, sotto una bufera di neve, in mezzo al whiteout e carichi come muli. Dopo nove ore abbiamo raggiunto il campo 2, dove abbiamo trovato 1 metro di neve fresca e la tenda sepolta. Adesso c'è un bel sole, Adriano e io stiamo bene. Mario e Silvano si sono fermati al campo 1 per mal di schiena e raggiungeranno il c2 domani. Con noi ci sono anche tutti quelli del gruppo di Gerfried, una giapponese (con ossigeno) e uno sherpa e Mario Panzeri con il suo hap. Domani vedremo se si può raggiungere il campo 3, valanghe permettendo.

 

Mercoledì 13 luglio

Campo 3

Li stiamo guardando mentre salgono verso la cima. Sono un bel gruppone: il team di Gerfried, due giapponesi con sherpa, Panzeri e un hap. Adriano e io abbiamo preferito restare a riposarci al campo 3, aspettare Mario e Silvano e tentare la cima domani. E' stata una sfacchinata ieri, dodici ore per arrivare sino al c3 con uno zaino da 20 chili. La giornata è splendida e ci godiamo il paesaggio. Le previsioni danno bello anche domani: Partiremo verso le 2.

 

Mercoledì 13 luglio

Secondo aggiornamento dal campo 3

Tamayo, Gerfried, Ricky, Hans, Günther, Stefan, Madariaga, Txikon e Panzeri (e spero di non aver dimenticato qualcuno) sono saliti in vetta al Gasherbrum I questa mattina, e stanno ritornando al c3. Alcuni hanno rinunciato, tra i quali i due giapponesi (pur con l'ossigeno) e, soprattutto, Louis Rousseau, a pochi metri dalla cima. Per Louis è più che comprensibile: ieri, durante le dodici ore di salita dal campo 2 al 3 ha attrezzato da solo il couloir Giapponese, c'era quasi un metro di neve dove si sprofondava e – se per tutti è stata dura – per Louis deve essere stata durissima. Siamo arrivati al c3 alle 18:20, e subito dopo si è alzato il vento e il freddo era veramente da congelamento. Sono arrivati al c3 Mario Vielmo e Silvano Forgiarini, che ci hanno raccontato che la traccia tra il c2 e il c3 non c'è già più, cancellata dal vento. La schiena di Mario sta decisamente meglio e questa notte, verso l'una, partiremo insieme per la vetta. Louis deciderà questa sera se salire insieme a noi.

 

 

Giovedì 14 luglio

Niente vetta - ERRATA CORRIGE

Niente vetta. Né per noi sul G1, né per gli altri sul G2 (sono invece saliti Giampaolo Corona, Otto Harre, Hubert Leitner, Elio Schijlen e Anton Rumpl). Le condizioni meteo erano le stesse, un forte vento e neve alta. Adriano e io siamo scesi sino al campo 1, mentre Mario e Silvano si sono fermati al 3. Per loro non sarà proprio facilissimo scendere in giornata sino al campo base, stracarichi come saranno. Gli alpinisti sul G2 sperano in un'altra finestra prima del 23 luglio, giorno in cui lasceremo il campo base. Il G1, invece, è impossibile da salire in poche persone dopo una nevicata. Domani vi racconterò con maggiori dettagli.

 

Venerdì 15 luglio

Campo base - Mamma, ho perso... il treno!

Autoscatto a 7600 m

Autoscatto a 7600 m
Mario e Adriano durante il nostro
tentativo di salita
Mario e Adriano durante il nostro
tentativo di salita

Ieri, Adriano, Mario, Silvano e io abbiamo provato la vetta del G1. Siamo stati costretti a rinunciare tra i 7600 m e i 7900 m. I motivi sono stati, nell'ordine, la mancanza di traccia su neve alta (quella del giorno prima era stata già cancellata dal vento) il vento forte, la vetta coperta da nubi. Il giorno prima, invece, 4 austriaci, 3 baschi, 1 inglese, Mario Panzeri col suo porter e persino la signora giapponese con i suoi due sherpa (aiutati tutti e tre da 9 bombole d'ossigeno) erano riusciti a salire in vetta in una giornata eccezionale senza vento, calda e soleggiata. Grandissima la nostra delusione perché il nostro gruppo (Mario Vielmo, Silvano Forgiarini, Adriano dal Cin e io) non è meno forte degli altri e come potete immaginare ieri abbiamo dato il massimo... Semplicemente, Adriano e io abbiamo sbagliato a non aggregarci al gruppo del 13 luglio, preferendo attendere un giorno in più al campo 3 per risposarci dal giorno terribile del 12 che ci ha visto arrivare al c3 alle 18:20 sotto una tormenta oltre che per attendere l'arrivo di Mario Vielmo e di Silvano Forgiarini, che erano rimasti indietro di un campo rispetto a noi. Quella stessa notte, il 13 alle ore 3:30, il team di Gerfried più Panzeri con porter, oltre alla signora giapponese con i suoi 2 sherpa, sono partiti in gruppo per raggiungere poi la cima. Adriano e io non li abbiamo seguiti, contando sul fatto che le previsioni davano una giornata buona anche per il giorno dopo (giovedì 14).

Salendo il couloir dei Giapponesi
Salendo il couloir dei Giapponesi

Purtroppo, la nostra scelta si è rivelata sbagliata e tutto un anno di preparativi e sogni sono così andati in fumo quando, la notte successiva alla una del mattino, mentre partivamo ci siamo presto resi conto che il vento era più forte del previsto e tracciare sino in vetta su neve alta era impresa superiore alle nostre possibilità. Congratulazioni a chi ci ha preceduto il giorno prima ma, soprattutto, a Luis Rousseau, che ha tracciato e attrezzato il giorno 12 il couloir dei giapponesi. Per la stanchezza, ha dovuto rinunciare alla vetta a poche centinaia di metri, unico del team che il 13 non ha raggiunto la vetta. A lui va il mio grazie più sincero e, soprattutto, desidero sia ben chiaro che tutti coloro che hanno salito il G1 il 13 lo devono SOLO e unicamente a lui (dagli austriaci di Gerfried a Panzeri alla giapponese coi suoi 2 sherpa, ai 3 baschi). Louis ha attrezzato e tracciato il couloir che porta al c3. A mio avviso è lui che più di tutti avrebbe meritato la vetta il 13, ma invece la sorte ha voluto che fosse più stanco degli altri e quindi costretto a tornare indietro a pochi passi dalla vetta. Se ora il couloir è attrezzato con corde fisse lo si deve in grandissima parte al suo lavoro. Ancora una volta, la vetta di un 8000 si rivela dipendere da una combinazione di fattori, tra cui la strategia, il meteo, il saper scegliere chi sta davanti e la sorte, sono fattori di gran lunga più importanti della preparazione atletica.

Stamani, il nostro gruppetto di 4 è rientrato al base, sano e salvo ma piuttosto scoraggiato, devo ammettere. L'idea di risalire il terribile couloir dei giapponesi, carichi di tutto, ci spaventa non poco. La prossima settimana dovrebbe esserci una nuova finestra di bel tempo e magari - se troviamo qualcun altro disposto a salire con noi - ci potrebbe essere spazio per un altro tentativo. Per il momento, sta nevicando fitto e vogliamo solo pensare al riposo. E' di poche ore fa la notizia giunta via radio che un canadese della nostra spedizione, Marc André Béliveau, impegnato sul G2 (ieri ci sono stati i primi 5 successi della stagione, tra cui Giampaolo Corona, unico italiano a cui vanno le nostre congratulazioni) è stato colpito da una lieve forma di edema cerebrale e sta ora scendendo, assistito, ma con le sue gambe dal campo tre all'uno. La situazione è sotto controllo e proprio i 6 membri del team di Gerfried che si trovano ora sul G2 gli stanno prestando assistenza. Queste montagne non sono uno scherzo per nessuno e il disastro può trovarsi sempre dietro l'angolo. L'infaticabile Louis, dopo un sol giorno di riposo al base, è intanto ripartito per il c1 (che, lo ricordo, è in comune coi due Gasherbrum) assieme ad Alex e un portatore con ossigeno e generi di conforto per aiutare Marc Andrè domani nella sua discesa dal campo uno al base. A domani per gli aggiornamenti.

 

Sabato, 16 luglio

La fine è il mio inizio

La torta per la vetta
La torta per la vetta

Tutto è bene quel che finisce bene. Stamattina è rientrato sulle sue gambe al campo base André scortato e supportato da molti di noi tra cui Louis, Gerfried, Alex, Tamayo. Per fortuna si trattava di un caso di edema lieve, che ha risposto presto e bene alle terapie. Così oggi a pranzo, abbiamo potuto festeggiare tutti insieme (tranne Rick che per motivi di lavoro è partito presto): 12 su 24 membri hanno raggiunto la cima di uno dei due Gasherbrum, la spedizione ha avuto comunque successo! Sentiti i racconti dei protagonisti, posso dire che non tutti quelli che hanno portato a casa la vetta del G2 sono da considerarsi tra i più forti, come non tutti quelli che hanno rinunciato a poche centinaia di metri dalla cima, in condizioni critiche, sono da considerarsi meno validi. Anzi, dai racconti e dai congelamenti dei cinque che hanno avuto successo, si deduce che la loro discesa sia stata un po' come una roulette russa, tra nebbia e vento forte. Roulette che molti hanno preferito non giocare. Parallelamente, anche se in circostanze diverse, è andata sul "nostro" G1. Qui la giornata di vetta era il 13. Non poteva essere il 12 o il 14. E' difficile spiegarlo, ma in 24 ore le condizioni possono cambiare in modo così drastico da consentire una salita con indumenti leggeri oppure impedirla anche ai più tenaci ed equipaggiati alpinisti. La conquista della cima di queste montagne del Karakorum, sembrerà superfluo ripeterlo, non è affatto scontata, per nessuno, mai. Si è sempre in bilico tra il successo e il disastro e talvolta il confine tra i due è dettato più dal caso che dalla razionalità Dico questo, non per sminuire i successi dei nostri amici che hanno raggiunto la vetta, ma per ribadire la natura aleatoria del nostro scalare queste vette. Poiché l'unico appiglio alle nostre scelte è dato dalle previsioni meteo, a cui dobbiamo aggrapparci anche se sappiamo quanto possano essere fallaci (come molte altre presunte certezza della vita) giunge ora notizia che per altre due settimane non si ripresenterà la giusta combinazione di vento verticale nullo, temperatura in quota accettabile, assenza di perturbazioni, copertura nuvolosa bassa, tali da consentire un nuovo tentativo alla vetta che abbia ragionevoli probabilità di successo. Non potendo e non volendo restare inattivi al base per così tanto tempo abbiamo a malincuore deciso di rientrare e porre fine a questa esperienza. Sappiamo bene che anche questa decisione è arbitraria e che alcuni, al contrario, sceglieranno di restare a oltranza e tentare la sorte. Credo però che occorra un'eguale e forse superiore dose di coraggio nel saper guardare in faccia la realtà senza sconti o senza farsi illusioni e saper concludere un'esperienza forte che comunque implica un costo emotivo e fisico non trascurabile. Protrarre di due settimane la permanenza al campo base non sarebbe una scampagnata: qui nevica un giorno sì l'altro pure, l'umidità ti penetra nelle ossa, l'alimentazione è precaria, il freddo mina le difese immunitarie e la dissenteria è sempre in agguato. Tutto questo alla lunga ha un impatto anche psicologico. Abbiamo avuto la nostra chance, la fortuna non ci ha aiutato, ora ne prendiamo atto con serenità decidendo di rientrare. Naturalmente auguriamo a chi resta di bissare il successo o di riuscire sul K2. Noi però chiudiamo questo capitolo per aprirne uno nuovo, da qualche altra parte, domani, nel mondo.

 

Guestbook

Adriano, Mario, Silvano e Giuseppe ringraziano tutti coloro che li hanno seguiti e in particolare chi li ha incoraggiati sul guestbook.

 

Giuseppe per Hamid e Mehdi: Leila is ok, she attempted the G2 with Santiago, but she had to give up, because of the weather, at about 7700 m.. Yesterday she came back to base camp and she will stay here to try again. Always yesterday another group of 6 from Iran arrived for G2. Greetings to your wonderful Country.

 

Silvano per Remigio: ce l'ho messa tutta ma la fortuna non ci ha assistito per cui rientro dopodomani dal base. Per l'Italia occorreranno almeno altri 8 giorni. Ci sentiamo per telefono, porta i saluti a casa.

 

 

   
CAI Bologna

Con il patrocinio del Club Alpino Italiano

Sezione di Bologna Mario Fantin