Tanzania

I Parchi della Tanzania

Testo di Giuseppe Pompili

Tarangire & lago Manyara

Il parco di Tarangire copre approssimativamente un'area di 2600 km quadrati, e durante la stagione secca è secondo solo a Ngorongoro per la concentrazione di vita animale che si può osservare. Quello che colpisce di più l'occhio quando si entra nel parco sono i baobab. Questi giganteschi alberi si dice forniscano rifugio agli spettri e agli spiriti che qui paiono molto numerosi. Alcune specie animali lasciano l'area vicina al fiume Tarangire all'inizio della breve stagione delle piogge, in ottobre/novembre. Nell'intervallo tra questo periodo e la seconda stagione delle piogge che inizia a marzo si possono osservare solo le specie residenti, come antilopi d'acqua, impala, facoceri, dikdik, giraffe e rinoceronti. Noi abbiamo avvistato soprattutto elefanti, antilopi e zebre, tutti sofferenti per la siccità. Il lago Manyara forma, assieme alla sua fascia costiera, un ecosistema abitato da numerose specie di uccelli (notissimi i fenicotteri rosa che vengono qui a riprodursi) ma vi si trovano pure ippopotami, bufali, zebre, gnu, giraffe, elefanti e tutti quegli animali che per sopravvivere necessitano di grandi quantità d'acqua. Purtroppo, all'infuori dei confini di questi due parchi la caccia non è vietata, per cui gli animali che sconfinano, come gli elefanti, sono spesso abbattuti. La pressione demografica e l'agricoltura praticata in modo sempre più intensivo nelle aree circostanti minacciano seriamente la sopravvivenza delle specie migratorie.

Ngorongoro

Il famoso cratere di Ngorongoro faceva parte fino al 1956 del parco di Serengeti ma, a causa di conflitti con i locali Maasai che non tolleravano di vedersi togliere i diritti di pascolo, fu da questo separato. Ancor oggi i Maasai vi abitano, allevando bestiame. A parte questo, tutti sanno del cratere a forma di scodella con i bordi alti seicento metri, vera e propria arca di Noè. Il biglietto d’ingresso, valido un giorno, costa venti dollari, come pure il permesso di campeggio, ma la vista dal bordo è spettacolare e ripaga di tutto. La discesa verso il fondo del cratere porta a scoprire un mondo a sé stante fatto di foreste, laghi, acquitrini e pianure e vita. Per ragioni storiche e di mercato, Ngorongoro si è ormai trasformato in una Disneyland vivente, uno zoo all'aperto, un parco per ricchi che sublimano i loro istinti scattando nevroticamente foto. Non ci sono ancora, non ne ho visti, chioschi per bibite all'aperto, ma sempre più di frequente capita di avvistare all'interno del cratere più Land Rover che animali mentre i turisti frustrati si fotografano l'un l'altro con dei teleobiettivi che sembrano tanti telescopi per una genia di miopi! Non è difficile immaginare, immersi in questo grandioso scenario, quello che doveva essere stato ai tempi di Hemingway, dei grandi cacciatori bianchi. Quei tempi sono definitivamente scomparsi e noi non siamo che gli epigoni di un mondo perduto.

Serengeti

Distante 325 km da Arusha, Serengeti è il più grande parco nazionale della Tanzania. Esteso 14763 chilometri quadrati è grande quanto L'Irlanda del nord. Il nome Maasai "Siringet" significa pianura sconfinata. Oltre i confini del parco, l'ecosistema di Serengeti si estende in ogni direzione, giungendo a coprire un'area di 30000 chilometri quadrati, una regione delle dimensioni dell'Olanda. Il parco è famoso per la migrazione annuale di oltre 1.500.000 gnù, alla perenne ricerca di acqua e pascoli. Quelli migliori si trovano sul ricco suolo vulcanico delle pianure dove crescono le basse erbe. Le mandrie di gnù vi giungono in novembre o dicembre, all'inizio della stagione delle piogge, e sostano qui fino ad aprile o maggio quando il progredire della stagione secca fa riprendere la migrazione in direzione nord-est: è questa la stagione degli accoppiamenti. Durante il periodo secco di giugno e luglio i branchi raggiungono e superano i confini settentrionali del parco di Serengeti, giungendo fino in Kenya, nella riserva Maasai Mara. Passata la stagione secca, i temporali li risospingono a sud nei mesi di ottobre e novembre. Oltre agli gnù, altri 500.000 animali come zebre, gazzelle e impala lasciano le zone boscose nella stagione delle piogge, per andare a cercare l'abbondante nutrimento delle verdi pianure erbose. Il periodo migliore per una visita va da novembre a maggio. Per ammirare i kopjes di Gol e Barafu occorre essere accompagnati da un guardaparco. L'ingresso a Serengeti è consentita ai visitatori solo attraverso gli ingressi ufficiali di Naabi Hill, Ndabaka, Ikoma, Bologonja e Klein. Gli ingressi aprono alle sei del mattino e chiudono alle sei del pomeriggio. Occorre pagare un biglietto giornaliero che, dal 1° gennaio 1994, è stato portato a venti dollari. Benché sia possibile visitare il parco durante tutto l'anno, i mesi migliori vanno da giugno ad ottobre o da dicembre a febbraio, perché durante la stagione delle piogge l'accesso può essere difficoltoso.

 

Il fiume Grumeti raggiunge il lago Vittoria attraversando il parco da est ad ovest in quello che prende il nome di "Corridoio Occidentale". Il "Corridoio" ospita il fiume, la valle, catene di colline e pianure alluvionali ricche di vita animale. Quando la strada costeggia il fiume è possibile vedere bianche scimmie e numerose specie di uccelli seminascosti tra gli alti alberi in riva al fiume. A Kirawira si possono ammirare immensi coccodrilli negli acquitrini. Le pianure circostanti ospitano branchi di bufali e giraffe. Da ammirare entro il parco i "kopjes" (piccole teste in Olandese). Sono antichi massi di granito erosi dal vento in forme arrotondate. Queste isole di roccia forniscono rifugio e riparo a numerosissimi animali. I siti più importanti sono quelli di Moru, Simba, Gol e Wogakuria. Affascinante anche la zona di Lobo. E' questa un'area di foreste, colline rocciose e fiumi con un'abbondante fauna. Si possono qui ammirare i branchi di elefanti; il periodo migliore va da giugno a dicembre. Naabi Hill è un buon punto d'ingresso al parco di Serengeti e costituisce l'uscita più pratica per recarsi a Ngorongoro. E' sede di un centro di informazioni e da qui si possono ammirare le pianure prima di dirigersi a Seronera, nel cuore del parco.

 

Il campeggio a Seronera è, se possibile, ancora più desolato di quello di Ngorongoro: in compenso costa i soliti venti dollari a persona. Si racconta che alcuni gruppi di Avventure nel Mondo abbiano trascorso notti movimentate presso il campeggio di Seronera. Come quella in cui una coppia, che si gustava in tenda il meritato riposo, ha ricevuto una visita nientemeno che dal re degli animali. Il cavaliere, certo per spaventare il micione e proteggere così la sua donzella, si dice che urlasse a squarciagola e, per non saper ne leggere ne scrivere, si sia rifugiato all'interno della jeep, scaraventando fuori il buon Marco (il nostro autista) che ha dovuto così dormire quella notte in tenda, non so bene se con o senza la donzella. Per noi, tuttavia, niente di così drammatico, solo qualche ruggito e un marabù (grosso uccellaccio alto più di un metro) che si aggirava per il campeggio in cerca di rifiuti. Gli indigeni, appena possono, se li mangiano (i marabù, non i rifiuti) perché all'infuori dei confini dei parchi la caccia non è vietata. Spesso gli animali che sconfinano, come gli elefanti, sono abbattuti. La pressione demografica e l'agricoltura praticata in modo sempre più intensivo nelle aree circostanti minacciano seriamente la sopravvivenza delle specie migratorie dei parchi. Il problema ecologico è certamente percepito dalle popolazioni indigene in maniera diversa che dalle minoranze animaliste inurbate nel cemento delle nostre città. Pensate di svegliarvi una mattina con una mandria di gnù e un paio di leoni in salotto! Scherzi a parte, il problema è reale ma non si risolverà certo con la repressione. A lungo termine la sopravvivenza dei grandi animali nella sempre più ristretta wilderness non è certa, a meno di recintare i parchi e ridurli alla stregua di grandi giardini zoologici, con i visitatori all'interno delle gabbie, grandi quanto l'intero parco. Qualcosa di simile è già accaduto a Ngorongoro.

Il Lago Natron

Ho lasciato per ultimo, ma non perché sia meno interessante, il lago Natron. Quest'ultimo non è, a rigore, un parco nazionale, ma una sorta di area protetta o "game controlled area". L'area del lago ospita numerose specie di uccelli migratori, tra i quali i più noti sono senz'altro i fenicotteri. Il lago è situato nella rift valley, a circa 600 m di quota. Il calore delle zone equatoriali non è qui mitigato dall'altezza e si raggiungono facilmente temperature da collasso. Al di fuori dei corsi d'acqua e del lago stesso c'è un'arida savana senz'alberi, che diventa a tratti deserto pietroso. A differenza degli altri Parchi non è un luogo turistico. I Maasai allevano qui il loro bestiame, e sono perennemente occupati a spostare le mandrie alla ricerca d'acqua e di pascoli. Alla ricerca di foraggio per le loro vacche si spingono fin sulle pendici dell'imponente vulcano, l’Ol Donyo Lengai che si innalza per ben 2200 metri dalle sponde del lago, dominando il paesaggio di tutto il Natron meridionale. I fianchi spogli del perfetto cono che ricorda il Monte Fato di Tolkien nel "Signore degli Anelli" sono però ricoperti da una folta erba ed è forse per questo, per la sua relativa generosità in una terra arida, che i Maasai ne hanno fatto la loro montagna sacra. Non posso fare altro che invitare i curiosi a venire qui di persona.

Gennaio 1994

Bibliografia

  1. Crowther G., Finlay H., Tanzania & Zanzibar Uganda Rwanda Burundi Zaire orientale. Guide E.D.T. Torino 1993. pp. 268 con foto e carte b.n. e a col. £35.000. Traduzione italiana della guida Lonely Planet East Africa.
  2. Fresco S., Guida per viaggiare: Kenya e Tanzania con guida naturalistica. Milano 1993. pp. 555 con disegni e carte in b.n. e a col., £35.000.
  3. Fresco S., Guida per viaggiare: Tanzania con guida naturalistica. Milano 1993. pp. 372 con disegni e carte b.n. e a col., £28.000.
  4. Hagen H. e W., Kenya, Tanzania, Uganda, Ruanda, Burundi. Guida naturalistica. Bologna 1993. pp. 243 con foto e carte b.n. e a col., £48.000.
  5. Meridiani n°30, Kenya e Tanzania, Editoriale Domus, £ 12.000.